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Padiglione Ungherese, Ungheria alla 59° Biennale di Venezia

Il Padiglione Ungherese, Ungheria alla 59° Biennale d'Arte di Venezia: gli artisti del padiglione, le opere, gli orari, i periodi, il costo dei biglietti e la sede espositiva.

Padiglion Ungherese, Ungheria alla 59° Biennale d'Arte 2022 a Venezia
Padiglione Ungherese, Ungheria della 59° Biennale d'Arte - Padiglione Austria, Giardini della Biennale, Castello - Venezia

(Foto: Zsófia Keresztes, Dopo i sogni: ho il coraggio di sfidare i danni, 2021. (opere nello studio), Foto: Dávid Biró, Courtesy of the Artist and Gianni Manhattan Gallery)

Mostra in corso dal 23 aprile al 27 novembre 2022

La 59° Biennale Arte aprirà al pubblico il 23 aprile. Ma il 20, 21 e 22 ci saranno le varie vernici ed eventi collaterali che sempre animano improvvisamente la vita artistica veneziana. La cerimonia di premiazione avverrà il giorno dell'apertura al pubblico.

Il titolo dell'edizione 59 della Biennale d'Arte è Il Latte dei sogni.

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Padiglione Ungherese, Ungheria alla 59° Biennale D'Arte di Venezia

Titolo della mostra al Padiglione Ungherese è Dopo i sogni: ho il coraggio di sfidare i danni.

Artisti: Zsófia Keresztes.
Curatori: Mónika Zsikla.
Commissari: Julia Fabényi; Ludwig Museum – Museo d’Arte Contemporanea, Budapest. 
Sede: Padiglione Ungheria, Giardini - Venezia

Comunicato Stampa del Ungherese alla 59° Biennale di Venezia

Zsófia Keresztes mette in mostra nel Padiglione dell’Ungheria la sua nuova installazione a più sculture che ha creato appositamente per la Biennale Arte 2022.
La sua opera si dedica alle tappe della ricerca dell’identità. Il suo concetto risale al dilemma del porcospino di Schopenhauer. La metafora usata spesso dal filosofo e poi da Freud e dai rappresentanti della psicologia moderna ha l’intenzione di dare un’idea della natura dell’intimità. L’uomo, come creatura sociale, non è capace di vivere da solo, di conseguenza cerca continuamente altri con cui può dividere i suoi pensieri, sentimenti e amore.

L’esposizione prende come punto di partenza associativo un episodio del romanzo di Antal Szerb, Il viaggiatore e il chiaro di luna del 1937. Il protagonista del romanzo, arrivando da Venezia a Ravenna in occasione del suo viaggio di nozze, parte da solo per scoprire i mosaici ravennati, per evocare la propria infanzia. Il dilemma del porcospino si adatta perfettamente alla storia del romanzo: i ricordi delle culture antiche riportano il protagonista non soltanto a ciò che l’individuo trae la sua identità dal proprio contesto sociale-culturale, ma anche a ciò che il suo presente costruisce inevitabilmente sui frammenti del passato. L’esposizione non parafrasa la trama del romanzo, ma utilizza come analogia poetica l’esperienza mistica che il protagonista vive durante il suo incontro con i mosaici, il momento di fare esperienza, quando il sentimento di completezza esplode e la visione del mondo, fino a quel punto considerata solida, diventa incerta. Allo stesso tempo, tramite il dubbio, l’uomo può diventare capace di affacciarsi a se stesso vivendo in eterno cambiamento.

La mostra, in quattro unità più grandi, interroga sia l’ambivalente relazione tra il passato/presente e il futuro che le tappe tramite le quali la gente delinea la propria identità. Liberati nella reciproca riflessione dai pesi delle esperienze comuni e individuali, i frammenti del corpo reciprocamente referenziati – separati ma esistenti come una comunità – tentano di raggiungere la loro forma finale.

SU ZSÓFIA KERESZTESZsófia

Keresztes è nata nel 1985 a Budapest, dove vive e lavora attualmente. Si è laureata presso il Dipartimento di Pittura dell’Accademia Ungherese di Belle Arti nel 2010. Durante gli anni universitari ha sperimentato lo spostamento del piano dell’immagine in 3D, poi ha creato architetture tessili. Dopo la laurea, ha sperimentato la formabilità della carta, le sue installazioni sono state per lo più determinate dal loro carattere effimero. Tuttavia, l’anno 2016 ha portato un cambiamento nella sua arte: ha trovato il materiale del polistirolo, che da allora è diventato il materiale base delle sue sculture, così come il mosaico di vetro che forma la struttura a guscio delle sculture. Durante questo periodo, una formazione corporea più astratta e amorfa ha caratterizzato le sue opere, legate alle tappe di formazione della personalità e alla mappatura delle esperienze che le formano.Nell’arte di Keresztes, il complesso e plastico sistema di forme iconografiche che si fondono l’una nell’altra, si coniuga al linguaggio formale e ai riferimenti dei Millennials. Le sue opere possono essere interpretate come mosaici incarnati che combinano in modo unico sensualità e virtualità, analogo e digitale, reale e surreale: creando un linguaggio visivo arcaico, ma allo stesso tempo straordinariamente contemporaneo, ruotano attorno alle questioni dell’identità personale soggettiva. In qualità di eccezionale talento della sua generazione, negli ultimi anni ha partecipato a numerose mostre personali e collettive e biennali internazionali.

Informazioni utili per la visita

Orari: dal 23 aprile al 25 settembre dalle 11 alle 19. Dal 27 settembre al 27 novembre dalle 10 alle 18. Solo Arsenale fino al 25 settembre: venerdì e sabato apertura prolungata fino alle ore 20 (ultimo ingresso: 19.45). Chiuso il lunedì (tranne i lunedì 25 aprile, 30 maggio, 27 giugno, 25 luglio, 15 agosto, 5 settembre, 19 settembre, 31 ottobre, 21 novembre)
Biglietti: si invita a visitare il sito ufficiale. Biglietto intero in rete € 25.
Telefono: +39.041.5218711; fax +39.041.5218704
E-mail: aav@labiennale.org
Sito web: Biennale di Venezia


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