
Padiglione Americano, Stati Uniti della 59° Biennale d'Arte - Padiglione Austria, Giardini della Biennale, Castello - Venezia
(Foto: Simone Leigh: Façade, 2022. Thatch, steel,and wood, dimensions variable.Satellite, 2022.Bronze, 24 feet × 10 feet × 7 feet 7 inches (7.3× 3 × 2.3 m) (overall). Courtesy the artist and Matthew Marks Gallery. Photo by TimothySchenck. ©Simone Leigh)
Mostra in corso dal 23 aprile al 27 novembre
2022
La 59° Biennale Arte aprirà al pubblico il 23 aprile. Ma il 20, 21 e 22 ci saranno le varie vernici ed eventi collaterali che sempre animano
improvvisamente la vita artistica veneziana. La cerimonia di premiazione avverrà il giorno dell'apertura al pubblico.
Il titolo dell'edizione 59 della Biennale d'Arte è Il Latte dei sogni.
Vai alla pagina della 59° Biennale d'Arte di Venezia
Vai alla pagina degli Artisti della 59° Biennale d'Arte di Venezia
Padiglione Americano, Stati Uniti alla 59° Biennale D'Arte di Venezia
Titolo della mostra al Padiglione Americano è Sovereignty.
Artisti: Simone Leigh.
Curatori: Jill Medvedow and Eva Respini.
Commissari: Jill Medvedow, Direttrice Ellen Matilda Poss, ICA/Boston, in partnership with the Bureau of Educational and Cultural Affairs of the U.S. Department of State.
Sede: Padiglione Stati Uniti, Giardini - Venezia
Comunicato Stampa del Padiglione Americano alla 59° Biennale di Venezia
Per la 59a
Esposizione Internazionale d'Arte della Biennale di Venezia, il Padiglione degli Stati Uniti presenta
Simone Leigh: Sovereignty
, commissionato dall'Institute of Contemporary Art/Boston (ICA) in collaborazione con
l’U
fficio per gli Affari Culturali e l'Educ
azione del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti.
L’ampia produzione artistica in scultura, video e performance di Simone Leigh analizza la costruzione della
soggettività femminile nera. Le sue opere scultoree di grandi dimensioni uniscono forme tratte
dall’architettura
vernacolare e dal corpo femminile, che Leigh costruisce in materiali e prassi legati alle tradizioni artistiche
dell’Africa e della diaspora africana, ridefinendo il concetto di spazio, tempo ed esistenza. Per il padiglione degli
Stati Un
iti Leigh presenta
Sovereignty
(Sovranità),
dove mescola storie e narrazioni disparate, comprese quelle
relative alle ceremonie rituali del popolo Baga della Guinea, alla prima cultura materiale americana nera del
distretto di Edgefield nella Carolina del Sud e alla storica Esposizione coloniale di
Parigi del 1931.
Con una nuova
serie di opere in bronzo e ceramica, esposte all’interno e all’esterno del padiglione, Leigh interviene in modo
creativo a colmare le lacune della memoria storica proponendo nuove tipologie di ibridi.
Dal bronzo monumentale
che occupa il cortile del padiglione, all’intervento architettonico che trasforma la facciata
dell’edificio, al film autoetnografico e alla serie di sculture figurative presenti nelle sale interne, nel loro complesso
le opere esposte ampliano l’indagine d
ell’artista sul tema ricorrente dell’autodeterminazione. Il titolo della mostra
si riferisce ai concetti di autogoverno e indipendenza individuale e collettiva, e allude agli obiettivi anticolonialisti
cruciali per il movimento
Négritude.
Essere sovrani si
gnifica non essere soggetti all’autorità, ai desideri o allo
sguardo altrui, ma piuttosto essere autori della propria storia.
Molte sculture esposte mettono in discussione l’estrapolazione di immagini e oggetti derivanti dalla diaspora
africana e la loro
diffusione come souvenir al servizio delle narrazioni coloniali. Per quanto presentino i soggetti
come autonomi e autosufficienti, le opere figurative di Leigh non vogliono semplicemente celebrare la capacità
delle donne nere di superare circostanze vessat
orie, ma mettono sotto accusa le condizioni che tanto spesso le
costringono ad affermare la propria umanità. Riconoscendo la capacità dell’opera di Leigh di articolare una visione
di ampio respiro dell’esperienza femminile nera, la studiosa Saidiya Hartman
ha definito l’approccio dell’artista al
femminile nero “un’architettura della possibilità”.
La “fabulazione critica” concepita da Hartman, una strategia che
invita storici, artisti e critici a riempire creativamente le lacune della storia, offre un contes
to importante per
avvicinarsi alle opere di Leigh. “Per dire la verità”, suggerisce Leigh, “bisogna inventare quel che può mancare
nell’archivio, far collassare il tempo, occuparsi di questioni di dimensione, cambiare le cose dal punto di vista
formale in
modo da rivelare qualcosa di più autentico dei fatti”.
Parte della mostra a Venezia sarà anche un incontro in più giornate di studiose e artiste nere che si terrà
nell’ottobre 2022, organizzato da Rashida Bumbray:
Loophole of Retreat: Venice
(
La scappatoi
a del rifugio:
Venezia
). Il progetto riflette l’ethos collaborativo tipico della prassi artistica di Leigh, e rende omaggio alla lunga
storia di collettività, condivisione e cura delle donne nere.
Lee Satterfield, Sottosegretario de
l’Ufficio per gli
Affari Culturali e l'Educazione del Dipartimento di Stato degli Stati
Uniti, ha
detto: "Ci congratuliamo con Simone Leigh per il suo storico successo come prima donna nera a
rappresentare gli Stati Uniti all'Esposizione Internazionale d'Arte della Biennale
di Venezia. Su questo palcoscenico
internazionale, il suo lavoro sarà un faro per l'arte americana. La rappresentazione di Simone Leigh della realtà,
della diversità e della complessità dell'esperienza americana istruirà e ispirerà le persone in tutto il
mondo".
Considerando il padiglione degli Stati Uniti stesso come una scultura, Leigh ne trasforma l’architettura con
un’installazione in paglia sulla facciata dell’edificio, che lo fa somigliare a un palazzo dell’Africa occidentale degli
anni Trenta.
L’intervento di Leigh introduce forme e materiali contrastanti, che hanno una propria storia e
interagiscono con l’edificio neoclassico originale.
Facciata
si rifà alla storica Esposizione Coloniale di Parigi del 1931
allestita dalla Francia per esibire le
culture e i popoli dei paesi allora sotto il controllo coloniale europeo.
Al centro del cortile esterno si erge
Satellite
, una scultura monumentale di 8 metri in bronzo. L’opera ricorda un
tradizionale D’mba (detto anche
nimba
), maschera a spalla a forma di busto femminile creata dalle popolazioni
Baga della costa della Guinea, usata durante le cerimonie rituali per comunicare con gli antenati.
Leigh pone
un’antenna satellitare fusa in bronzo in cima alla scultura, alludendo co
sì alla funzione del D’mba come canale di
comunicazione.
Nella prima sala del padiglione una scultura in bronzo che raffigura una lavandaia al lavoro,
L’ultimo indumento
, si
riflette in una grande vasca. L’opera fa riferimento a una fotografia della fin
e dell’Ottocento scattata in Giamaica
dal titolo
Mammy’s Last Garment (L’ultimo indumento di Mammy)
. Cartoline con immagini simili svolsero un ruolo
chiave nel propagare gli stereotipi creati dalla fiorente industria del turismo caraibico anglofono, e le i
mmagini
come questa fanno parte dell’economia visiva che costruì un’idea della Giamaica come immaginata dai suoi
colonizzatori.
Due grandi opere occupano la galleria successiva.
Anonimo
riprende una fotografia del 1882, intitolata
The Wilde
Woman of Aike
n
, che ritrae una donna nera seduta a un tavolo su cui è posata una brocca Edgefield a forma di
faccia, un tipo di oggetto realizzato da afroamericani negli stati del Sud. Questa
fotografia razzista voleva essere
una satira rivolta a Oscar Wilde, una contestazione della teoria estetica del poeta secondo cui qualsiasi cosa può
essere bella. Leigh traspone la modella anonima della piccola fotografia in dimensioni più che umane e la
colloca
vicino a
Brocca
, che è alta quasi due metri e si discosta significativamente dai vasi tradizionali, soprattutto per le
misure. Sulla superficie della brocca sono applicate forme simili a grandi conchiglie di ciprea, che hanno le
dimensioni e la for
ma delle angurie che l'artista usa come stampi.
Sentinella
si erge al centro della rotonda del padiglione degli Stati Uniti ed è una citazione di un importante genere
di opere d'arte africane diasporiche, quello dei cosiddetti bastoni di potere, a cui er
ano attribuite energie e
conoscenze divine. La scultura di Leigh unisce una forma femminile allungata a un oggetto tradizionalmente
utilizzato nei rituali di fertilità. Il titolo dell’opera indica l’atto di vigilare, e assegna alla figura il ruolo di prese
nza
vigile all’interno della mostra.
La penultima sala del padiglione riunisce la scultura
Sharifa
e
il film
Conspiracy
in un dialogo a “chiamata e
risposta”
: il film cattura alcuni aspetti della realizzazione della scultura e insieme le due opere si
soffermano su
narrazioni di cura, lavoro e creazione. R
ealizzato dal vero nelle sembianze della scrittrice Sharifa Rhodes
-
Pitts,
Sharifa
è il primo ritratto mai eseguito da Leigh. Rhodes
-
Pitts appare anche nel video
Cospirazione
, che Leigh ha
realizzato in
collaborazione con la regista Madeleine Hunt
-
Ehrlich.
Il gruppo di opere riunite nell’ultima sala è concepito come un coro di figure realizzate in ceramica e rafia, due
materiali da tempo fondamentali nella prassi artistica di Leigh. L’argilla è il
materiale alla base della maggior parte
delle sue opere, inclusi i bronzi che l’artista scolpisce dapprima in creta; Leigh spinge al limite le potenzialità del
materiale in quanto a dimensioni e metodo. Nell’insieme, le opere esposte in questa sala testimo
niano l’uso
costante da parte di
Leigh di forme e processi tradizionalmente connotati dall’identità sessuale, che potenziano la
concezione essenzialista del corpo della donna nera.
Le opere che compongono la mostra di Leigh al padiglione degli Stati Uniti
verranno esposte nella sua prima
rassegna museale, che si terrà all’ICA nel marzo 2023. Dopo il suo debutto all'ICA, la mostra sara in tournée negli
Stati Uniti, all'Hirshhorn Museum and Sculpture Garden di Washington, D.C. (autunno/inverno 2023/24), e un
a
presentazione congiunta al Los Angeles County Museum of Art (LACMA) e al California African American Museum
(CAAM) nella primavera/estate 2024 a Los Angeles, CA.
Informazioni utili per la visita
Orari:
dal 23 aprile al 25 settembre dalle 11 alle 19. Dal 27 settembre al 27 novembre dalle 10 alle 18.
Solo Arsenale fino al 25 settembre: venerdì e sabato apertura prolungata fino alle ore 20 (ultimo ingresso: 19.45). Chiuso il lunedì (tranne i lunedì 25 aprile, 30 maggio, 27 giugno, 25 luglio, 15 agosto, 5 settembre, 19 settembre, 31 ottobre, 21 novembre)
Biglietti: si invita a visitare il sito ufficiale. Biglietto intero in rete € 25.
Telefono: +39.041.5218711; fax +39.041.5218704
E-mail: aav@labiennale.org
Sito web: Biennale
di Venezia |